di Elena Gamba e Rosanna Cerone
A proposito…il mio é un pianerottolo dalle dimensioni non regolamentari. La vicina non abita nel mio condominio ma in quello di fronte. Insomma, un pianerottolo con la prolunga.
Dall’inizio dell’emergenza Covid 19 (cioè periodo di Carnevale) fino ad oggi (inizio fase due) la vicinanza e la condivisione hanno preso forme diverse, dettate dalla fantasia delle partecipanti, a volte dalla loro fatica ad affrontare la realtà.
C’è da premettere che in realtà questo pezzo di strada, questi marciapiedi paralleli, hanno sempre svolto la funzione vera e propria del pianerottolo tradizionale: ci si incontrava per scambiarsi i saluti prima delle partenze o degli arrivi, ci si dava appuntamento per andare a fare la spesa, andare in piscina, ma più di tutto ha sempre funzionato come “zona” di scambio di generi alimentari di “primissima” necessità, della serie: “Che ce l’hai un limone? Ho fatto una torta, te ne porto un pezzo!!! Venendosi incontro a metà strada rigorosamente in tenuta da casa: ciabatte e “bigarola” anche detta “scosalina” (per i non bergamofoni “grembiule da casa”).
Tutto questo ha subito ad un certo punto l’arresto forzato o meglio, un arresto graduale, adeguandosi di volta in volta ai decreti che hanno scandito le varie fasi di questa quarantena. Ed ecco che anche il nostro pianerottolo ha cominciato a vivere le sue fasi e siamo già ben oltre la fase 2 (ma solo per numero).
Le nostre personali fasi.
Fase 1. La prima settimana di lockdown: cooking e appello vicini
All’inizio ci incontravamo circa ore 11 e circa ore 18 sulla strada che divide (anzi, che unisce) i nostri rispettivi condomini. Due chiacchiere con giacca a vento ben allacciata (fine febbraio-inizi marzo) anche senza mascherina ma a distanza di sicurezza: aggiornamenti vari, “cosa fai per pranzo”? Data la regolarità degli appuntamenti facevamo l’appello di chi a quell’ orario era solito rincasare o portare il cane a passeggio. Il tutto si concludeva con la frase di rito: “che metti sul fuoco per cena”?
Fase 2. La seconda settimana fino a metà marzo: distanza sociale e fitness
Entrando nella fase acuta e grave della quarantena è stato doveroso rinunciare ai ritrovi dal vivo e si è aperta con l’amica la meteora della ginnastica in casa. Ore 10 del mattino circa, a turno ogni giorno si sceglie un video tutorial di fitness tra le mura domestiche e, neanche fossimo campionesse di nuoto sincronizzato, in contemporanea, ognuna nel suo appartamento, si tirano in ballo (nel vero senso della parola): squat, addominali, flessioni, affondi e stretching!
La telefonata a fine lezione rivelava qualche disparità nell’esecuzione: secondo me questi tipi di esercizi mica vanno eseguiti alla lettera e nei tempi dettati dagli istruttori. “Vero, amica? Amica? Amicaaaa”? (momento di défaillance perché lei, l’amica, li aveva eseguiti tutti alla lettera e non aveva più fiato).
Fase 3. Da metà marzo fino alla fine del mese: misuriamoci la febbre
Se prima sincronizzavamo l’orario fitness, successivamente siam passate a sincronizzare l’orario per provare la febbre. Ah! Chi ha vinto la misurazione delle 19? Eh ma stamattina ce l’avevo più alta io!!!!
Fase4. Eccoci nella fase contemporanea, la più lunga: dall’inizio di aprile fino…a quando sarà ragionevole evolvere speriamo in meglio: the new normal
Ore 10.30 caffè alla macchinetta, come quando al lavoro suona l’intervallo. Stavolta però la macchinetta del caffè ognuna la aziona a casa sua. E poi si va di videotelefonata: aggiornamenti su come procede lo scorrere del tempo, la salute, gli incubi notturni, i libri letti, le pulizie o i lavori al pc sulla piattaforma di scuola (che ormai si è guadagnata il posto d’onore nelle conversazioni) pettegolezzi semi seri (con episodici, ma sempre preziosi, interventi del marito della mia amica, amico anche lui, amico ma naturalmente più riservato di noi pazze), riflessioni apocalittiche e qualche volta, ma solo poche volte perché se poi parte una l’altra segue a ruota…una lacrima velata, è inutile nasconderla.
Tanto ormai son tre mesi che non mi trucco.
Elena (e dall’altro lato della strada Rosanna)
(*) Perché come tutte le favole che si rispettano anche questa avrà un lieto fine