di Angelo, dal Winter Garden Hotel
Ma non c’è chiarezza. Tutto può succedere. Quante strade può percorrere. Quante?
Me lo chiedo straniato nel riflesso dello specchio su cui appoggio l’immagine.
La mia è nitida, chiara.
Con la chiarezza aumentata del primo riflettere dopo lo scoppio l’esplosione che tutto ha fatto vibrare togliendo radici alla certezza. Il deflagrare di una vita di norma e la sua sofferenza d’uscita che acuisce il conoscere. E come un abile muratore a cui basta un’immagine nella mente ricostruisco a memoria il dedalo di sintomi che mi ha percorso.
A cui per dar memoria ho dato parola non una solitaria ma tante per dar sfumature renderla ricca e preziosa. E ciò che è prezioso che si custodisce.
I sintomi lievi da piuma che scende su di me oscillando un di qua di là leggero…
Sintomi associati nel delinquere alla vita precedente a salute incerta del passato. E’ facile giustificare la loro presenza senza urla.
Sono piuma che sfiora… la testa duole per giorni ma senza intensità come al passaggio della stagione quando il mio corpo e la sua pressione si distanzia dalla stagione unica e senza l’evidenza dello stacco d’oggi e il vaso si dilata come la pupilla…
E la testa fa vortice gira per poco ma gira al risveglio al movimento brusco a cui non è preparata
e anche questo è legame con il passato e con il labirinto infiammato.
E il dorso e’ trafitto da spada silenziosa proprio li nel mezzo e il dolore è intenso ma non resta non ha i raggi che lo diffondono all’intera schiena com’è accaduto.
E il naso pizzica e il palato pizzica come la danza ma senza la sua forza che trascina sembra un lento che sfuma… Un po’di sangue secco nelle narici ma poco poco.
E poi nulla resta per giorni.
Sono giorni di paura di pericolo nelle strade nembresi che urlano dolore e disperazione con lo strillo acuto paralizzante dell’ambulanza che raccoglie semi che più non germogliano
E si parla. Il dialogo aiuta a stemperare perchè ti toglie dal guscio.
E il tanto parlare secca la gola e appare la tosse una tosse debole e che produce.
non la secca delle predizioni mediche, non mi preoccupa.
E passa così l’intero Marzo, chiuso con consapevolezza la consapevolezza del confronto con tanti altri che hanno condiviso questo vivere strano e fastidioso e che potrebbe chiamarsi Covid…
ma allora l’abbiamo scampata ci diciamo.
No no fermi tutti. Gli ultimi giorni calano disperazione sulla mia famiglia.
I nonni si ammalano e non si riesce a dirigere. La malattia fa quello che vuole, va dove e quando vuole. Non si argina con l’ impotenza di figli che vorrebbero tessere speranza.
La malattia avanza e il nostro corpo reagisce implodendo generando depressione.
La psiche e’ depressa e anche il corpo decide di non vivere il presente di stare nella sofferenza e abbandona la resistenza.
La tosse aumenta con lo sconforto e dopo un mese e mezzo di lieve colonizzazione arriva il tracollo accompagnato da un corpo cadente in deliquio.
E la scoperta improvvisa dei polmoni collassati nella loro metà che stentano a trasportar ossigeno in un gioco d’incrocio del corpuscolo del sangue che è diventato piccolo piccolo.
E il ricovero dopo il tentativo di cura casalinga sotto attenzione fallita e sconvolta
E ancora il corpo cadente in deliquio che porta al ricovero e intanto il nonno peggiora.
E il paso doble dei tamponi che nel fastidio e dolore urlano la loro negatività, mentre la Tac si afferma dicendo Positivo Positivo Positivo con polmonite da batteri a cui il virus ha lasciato il passo.
Ma allora che valore hanno se un’evidenza contraddice l’altra.
Si cerca una terza via… Ed eccola trovata, raschiare l’interno del polmone per trovare il domicilio attuale che non è gola e bocca.
E li c’è, ben dissimulato dai batteri, nascosto e depotenziato, ma c’è.
Nel sangue trovano l’amico anticorpo che già ha impiantato cantiere.
E mi nasce il dubbio: ma i tamponi sono sicuri? E mi son fatto domanda retorica.
E allora tutta la retorica sul tampone che da certezza la butto nel cestino.
E quanti negativi di rientro con la bronco sarebbero isolati per positività da scavo?
E mentre la mia mente formula un battere senza controllo e con dimora sconosciuta si porta via il nonno e al dolore del polmone e la febbre ci aggiungo lo sconforto che non mi aiuta, ma il nonno non c’è più e piango.
Poi con le cure antivita il battere è sconfitto e torna la voglia di vita amputata ma vita e continuo a piangere il vuoto sempre più consapevole. Consapevole che non c’è chiarezza, non ci sono tempi o modalità prevedibili, che il virus fa quello che vuole.
Che tutto può succedere
Angelo